La regolarizzazione 2020 dei cittadini stranieri è sempre
più vicina al flop. Le pratiche sono frenate da ostacoli burocratici, le file
rallentate dai limiti anti contagio e i permessi di soggiorno vengono concessi
con il contagocce. Il risultato è che a sei mesi dalla chiusura della finestra
per la sanatoria prevista dal decreto Rilancio, delle oltre 207.000 domande
presentate dai datori di lavoro (l'85% riguarda il lavoro domestico e il 15%
l'agricoltura) per l'emersione di un rapporto di lavoro irregolare o
l'instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero (articolo 103,
comma 1), in tutt'Italia sono stati rilasciati solamente 1.480 permessi di
soggiorno, lo 0,71% del totale. E' l'allarme lanciato dal gruppo di
associazioni promotrici della campagna “Ero Straniero” sulla base dei dati
ricevuti dal ministero dell'Interno.
Le norme anti contagio rallentano le pratiche
“Al 16 febbraio 2021 - rilevano le associazioni - emerge che
solo il 5% delle domande è giunto nella fase finale della procedura, mentre il
6% è nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore
per la firma del contratto in prefettura e il successivo rilascio del permesso
di soggiorno. In circa 40 prefetture, distribuite su tutto il territorio, non
risultano nemmeno avviate le convocazioni e le pratiche sono ancora nella fase
iniziale di istruttoria”. Dati disarmanti su ritardi che di fatto lasciano nel
limbo 200.000 persone.A Bari tenendo conto che per l'emergenza sanitaria si
possono convocare solo fino a 15 persone al giorno - serviranno 300 giorni per
evadere tutte le pratiche. A Caserta, territorio ad alto tasso di lavoro nero e
caporalato, a metà febbraio, delle 6.622 domande ricevute (3.710 per lavoro
domestico, 2.912 per lavoro subordinato nel settore agricolo), sono solo 10 le
convocazioni effettuate per finalizzare l'assunzione, e non è ancora stato
rilasciato alcun permesso di soggiorno. Non va meglio nelle grandi città: a
Roma con oltre 16mila domande servirebbero 5 anni per chiudere le pratiche. A
Milano servirebbero addirittura 30 anni: a metà febbraio su oltre 26.000
istanze, 289 pratiche risultano in istruttoria e non c'è stata nessuna
convocazione in prefettura. Per rispettare le regole di sicurezza, si sta
infatti procedendo con 16 convocazioni a settimana. Risultati migliori – il 68%
delle pratiche terminate con la concessione di un permesso di soggiorno - per
il secondo canale di accesso previsto dal decreto Rilancio (art. 103 comma 2),
che prevedeva fosse il lavoratore, e non il datore di lavoro, a chiedere
direttamente un permesso di soggiorno temporaneo.
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